12 Dicembre 2015
Un popolo ucciso due volte, prima dai carnefici effettivi e poi dal silenzio della storia, ma che, con forza e caparbietà , è riuscito a ricostruirsi un percorso solido di vita ed identità . È quello Armeno, del cui Genocidio, quest'anno, ricorre il centenario. Evento tragico e, come accennato, talvolta misconosciuto che il professor Baykar Sivazlyan, Presidente dell'Unione Armeni d'Italia, ha portato sul tavolo di discussione confrontandosi in maniera franca ed aperta con i ragazzi delle scuole medie superiori aquilane. Un incontro, quello organizzato dalla Società dei Concerti Barattelli, fortemente voluto per cominciare a dare concretizzazione al passaggio istituzionale che, il 26 novembre scorso, ha visto il Comune di L'Aquila adottare una delibera volta ad esprimere solidarietà al popolo Armeno e, nel contempo, promuovere una necessaria ricerca di verità storica e storiografica sull'orrore cui quella comunità fu sottoposta nel 1915. Realtà lontane, quella armena di inizio secolo scorso e quella aquilana di oggi, ma solo per quanto attiene alla sfera temporale. Il sentire umano, infatti, alla luce dell'evento che sei anni fa cambiò il corso della quotidianità del Capoluogo d'Abruzzo (di ambito diverso perché naturale e non voluto e scientificamente portato avanti dall'uomo, ma in questo caso poco conta la distinzione tra forma e sostanza delle cose) parla di due popoli piegati sì, ma che non hanno mai ceduto alla volontà di sentirsi spezzati e sradicati. Angelo Liberatore