13 Aprile 2025
Teramo, come si vede a colpo d'occhio, è diventata un cantiere: ristrutturazioni, ricostruzioni, asfalti, fermate d'autobus: non c’è più una sola via o un solo angolo che non sia interessata a lavori edili. E’ quanto denuncia il consigliere comunale di opposizione Berardo Rabbuffo che sottolinea: «Dovrebbe essere un bene, un segno di speranza, di rinascita, di rigenerazione; e invece tutto questo rappresenta, innanzitutto, un caos, una mancanza di programmazione, un’incapacità a gestire la città e, più in particolare, la noncuranza con cui si disattendono le date previste per la fine lavori: l'ipogeo avrebbe dovuto essere riconsegnato da tempo, il Teatro comunale ha visto procrastinare l'inizio dei lavori per errori sconcertanti dell'amministrazione e così via. Uno degli esempi più eclatanti è largo Melatino: mesi di disagi e di inagibilità di uno dei luoghi cardine del nostro centro storico: i lavori avrebbero dovuto essere ultimati il 1° marzo e invece al momento non si vede nulla che lasci presagire il completamento dell’opera. Possibile che non si riesca mai a rispettare le scadenze previste prolungando i lavori di mesi o anni? È parso di capire che nel cantiere di largo Melatino è stato necessario intervenire sulle condotte d'acqua, sui sottoservizi e così via per cui i lavori di riqualificazione indicati nel cartello di cantiere sarebbero iniziati da poco, dopo mesi dalla chiusura della strada, ma da giorni non si vedono operai in cantiere. Invece in un posto del genere, si doveva lavorare anche di notte, con via Sant'Antonio chiusa e riservata ai gazebo dei bar, non è più garantito uno sbocco a corso Da Michetti, tanto che non funziona più nemmeno il varco e l’area pedonale di Corso Cerulli. Dire che questo è sconcertante è un eufemismo: possibile che tutto ciò non fosse noto o preventivabile? Non si ha rispetto dei cittadini. Si è fatto molto in fretta a smantellare, per esempio il museo del Gatto per sedicenti, immediati lavori a casa Urbani e dopo più di un anno nulla si è mosso ma, intanto, si è sottratto alla comunità un altro spazio culturale. Dunque quel che accade a largo Melatino segue il solito copione: intanto si chiude, si smantella, si disfa: poi, se mai, si vedrà!» conclude Rabbuffo.