10 Ottobre 2024
L’ultimatum dato dal Comune alla ditta appaltatrice, la Ri.Ca. di Somma Vesuviana, per l’avvio del servizio di refezione scolastica scade domani, ma in tavola i novecento studenti delle scuole sulmonesi non troveranno apparecchiato. I pasti, ormai da giorni, se li devono portare da casa, almeno i più grandi a cui è concesso, perché, nonostante la mensa dovesse partire il primo ottobre, non c’è ancora un contratto firmato e, soprattutto, perché ad oggi la concessionaria non ha un centro cottura autorizzato. La Ri.Ca. in fase di gara, assegnata a giugno scorso per 3 milioni di euro, aveva infatti indicato come cucine quelle di un ristorante di Bugnara, poi rivelatosi inadeguato. Di qui il tentativo – a dire il vero piuttosto tardivo - di spostare pentole e mestoli nella cucina della clinica San Raffaele dove già gestisce la mensa. Anche qui, però, ieri è arrivato il diniego della Regione, secondo cui quel centro cottura è autorizzato in base alla Legge 32, quella sugli accreditamenti sanitari, destinata insomma ai pazienti, tuttalpiù ai loro parenti, e non può quindi portare fuori dalla sbarra di via dell’Agricoltura pietanze di alcun genere. Il risultato è che gli studenti restano al momento senza mensa, quelli delle materne senza neanche il tempo pieno, i genitori disperati e i lavoratori preoccupati. Sì, perché prima che il Comune riesca a sciogliere il bandolo della matassa, 31 addetti, che sarebbero dovuti passare dai vecchi concessionari al nuovo, sono stati sospesi dal lavoro e senza stipendio. Per questo oggi la Cgil si è rivolta al prefetto, paventando anche un’interruzione di pubblico servizio e annunciando di essere pronta alla protesta al fianco delle famiglie che, nel frattempo, si stanno organizzando. Al Comune, ora, l’urgenza e l’obbligo di risolvere celermente la situazione, forse con un affidamento diretto temporaneo ad altro concessionario che, però, verosimilmente porterà ad aprire un pericoloso fronte giudiziario. D’altronde ricorre in questo caso il carattere d’urgenza, come se l’apertura della scuola, come un uragano, fosse arrivata all’improvviso.