11 Dicembre 2024
L’Abruzzo potrebbe trovarsi di fronte a un'emergenza economica se non verranno affrontati i crescenti costi energetici che gravano sulle imprese locali. Secondo alcune stime, infatti, il prezzo dell'energia elettrica per le aziende abruzzesi raggiunge i 142 euro per megawattora, un valore decisamente superiore alla media nazionale di 101 euro, che dal prossimo gennaio non sarà più garantita dal Prezzo Unico Nazionale (PUN). Con l'introduzione del prezzo unico zonale, le regioni più virtuose nella produzione di energia godranno di costi inferiori, mentre quelle meno efficienti, come l'Abruzzo, dovranno fare i conti con aumenti significativi. La situazione potrebbe portare alla delocalizzazione di alcune aziende verso regioni dove i costi energetici sono più bassi o dove le normative consentono la costruzione di impianti per la produzione di energia. Un tema che si intreccia con la recente approvazione del disegno di legge abruzzese, che impone limiti severi sull’utilizzo dei terreni irrigui, esclusi per la realizzazione di impianti di energia rinnovabile. La misura, che riguarderebbe soprattutto le aree limitrofe alle industrie in alcune province, ha suscitato un ampio dibattito politico, in quanto in altre regioni italiane questi vincoli non esistono Marco Pompetti, ingegnere e sostenitore di una maggiore attenzione alle politiche energetiche regionali, ha espresso preoccupazione per il rischio che l'Abruzzo possa perdere una grande opportunità di attrarre investimenti e risorse. "Confidiamo nei lavori del consiglio regionale", ha dichiarato Pompetti, " affinché questa grande opportunità di attrarre risorse nel territorio non diventi un’occasione persa contornata di ricorsi giudiziari”.