14 Marzo 2025
Non può ritenersi critica politica un’espressione platealmente sconveniente e volgare, nonché denigratoria nei confronti di una donna, non trovando giustificazione nella vis polemica invalsa nel confronto politico. E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza, rese note oggi, con cui il giudice del tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, ha condannato nel giugno scorso l’ex consigliere comunale Bruno Di Masci a 900 euro di multa, al pagamento di 5mila euro di spese processuali e a risarcire in sede civile la sua ex collega Roberta Salvati, appellata dallo stesso Di Masci nell’agosto del 2018 come una poco di buono, per usare un generoso eufemismo. Di Masci, che proprio oggi compie 83 anni, è stato ritenuto responsabile di aver diffamato la sua collega di Aula, definendola donna di facili costumi, sempre per usare un eufemismo, riferendosi, ha sostenuto, alla sua labilità politica. Una tesi, quella di Di Masci, che era stata accolta in primo grado dal giudice di Pace che aveva assolto l’imputato, ma che il giudice togato del tribunale di Sulmona ha ribaltato in Appello. Secondo la Pinacchio, quelle frasi, proferite al telefono alla presenza di più persone e riprese da un telefonino finendo sulle chat Whatsapp e diventando virali, erano oggettivamente offensive e non avevano nulla di politico. Insomma una deliberata offesa ad una donna e ad una donna che fa politica. Il caso lo fece esplodere proprio la Salvati nel settembre di sette ani fa, quando in Aula portò il video incriminato e per questo venne cacciata dal consiglio. Ne è seguita una lunga vicenda giudiziaria, che è diventata una battaglia di genere e di principio per la Salvati, tanto più, sostiene, che al tempo non era ancora passata tra le fila della Lega, partito nel quale milita, e che quindi quell’appellativo era del tutto gratuito. Oggi l’ex consigliera si dice serena e soddisfatta dall’esito del processo. La vicenda, però, non è finita qui: Bruno Di Masci ha già annunciato che andrà in Cassazione e che rinuncerà alla prescrizione. Lui, d’altronde, alla Salvati non ha mai voluto chiedere scusa.