28 Febbraio 2024
La sveglia è suonata presto questa mattina nel carcere di via Lamaccio a Sulmona dove oltre cento agenti di polizia penitenziaria provenienti da Lazio, Abruzzo e Molise, hanno setacciato una ad una le celle dei detenuti del penitenziario. I recenti e meno recenti ritrovamenti di droga e telefoni dietro le sbarre, non ultimo la consegna effettuata da un drone di un sacco contenente appunto due etti di hashish e sei telefoni il 13 febbraio scorso, hanno spinto la direzione e il Dap a dare un segnale agli oltre 470 reclusi in via Lamaccio. Così questa mattina, cani antidroga al seguito, la polizia penitenziaria è entrata in azione e dopo aver trasferito i detenuti in una stanza comune, ha provveduto ad ispezionare le loro celle. A seguito della perquisizione sono stati scovati quattro telefoni cellulari, oltre ad altro materiale che non è consentito in carcere, come ad esempio macchinette per eseguire tatuaggi. I responsabili saranno ora denunciati all’autorità giudiziaria. I poliziotti non hanno però trovato droga nelle celle, nonostante sia comune l’uso di stupefacenti tra i detenuti. La stretta della direzione e del Dap si è resa necessaria dopo i continui ritrovamenti di telefoni in carcere che lo scorso anno portarono all’arresto anche di un basco blu, trovato con quattro telefoni in tasca al suo rientro da una licenza. Tant’è che ora è allo studio del ministero l’ipotesi di schermare lo spazio aereo ai piedi del Morrone per rendere inutilizzabile, comunque, qualunque telefonino. Tanto comodo deve risultare il supercarcere di Sulmona che nei giorni scorsi un mafioso 38enne siciliano, Giovanni Crinò, ha deciso di costituirsi qui dopo aver percorso centinaia di chilometri per scontare una condanna in via definitiva ad 8 anni. L’uomo, chiariscono i familiari, è stato condannato per associazione mafiosa, ma non gli vengono contestati tutti i reati elencati nell’inchiesta che portò al suo arresto insieme ad altre 58 persone, denominata Dinastia.