12 Novembre 2024
Otto euro e 97 centesimi di debito, tanto è bastato perché ieri ad un bambino di appena quattro anni della scuola materna Di Nello di Sulmona, venisse negato il pasto a mensa. Un caso divenuto presto nazionale e che ha mostrato quantomeno una falla nel sistema di gestione del servizio di refezione scolastica a Sulmona, come se non fosse bastata la gara prima e la graduatoria poi annullate, con gli studenti che si sono seduti a tavola solo il 21 ottobre con tre settimane di ritardo. Un ritardo, di appena due giorni, che al contrario non è stato perdonato alla famiglia del bambino che ieri è stata chiamata all’ora di pranzo per un imbarazzante avviso: venga a riprendersi suo figlio che ha finito il credito e non può mangiare. Il sistema automatico, si difende il Comune di Sulmona, mette l’assenza in caso di morosità e il pasto non viene preparato dalla ditta che gestisce il servizio. Motivo per il quale ieri, Roberto, il nome è di fantasia, dopo aver racimolato mezzo piatto di gnocchi dai compagni, si è visto negare carote e prosciutto cotto, il suo preferito ha lamentato in lacrime il piccolo. Allibito e arrabbiato il padre del bambino, che è anche un insegnante, perché sostiene di non essere stato avvertito del suo credito esaurito. Il Comune smentisce, ma a differenza del papà, non è in grado di provare l’avvenuta allerta. Un disguido tecnico, forse, ma anche una direttiva precisa da parte di palazzo San Francesco, non più disposto a tollerare, lo mette nero su bianco, ritardi e dilazioni. Lo scorso anno, d’altronde, per i pasti non pagati dalle famiglie il conto per il Comune ha toccato gli 11mila euro e se prima c’erano margini di tolleranza fino a tre pasti a debito, oggi la tolleranza è zero. Anche a costo di lasciare un bambino di quattro anni a digiuno o almeno senza quella fetta di prosciutto cotto. Il suo preferito.