07 Aprile 2025
In ordine cronologico, la Grande Croce di Remo Brindisi è il primo dei simulacri che furono realizzati per la processione del Venerdì Santo dell'Aquila. Dunque il manufatto più antico, che ora, dopo un anno di permanenza nei laboratori dell'Accademia di Belle Arti del capoluogo abruzzese, è stato riconsegnato alla comunità al termine di un lungo e minuzioso restauro. La Grande Croce, realizzata in realtà da Amedeo Cicchetti su disegni di Remo Brindisi, è formata da una struttura in legno massello con una pellicola pittorica in acrilico. L'azione del tempo, e degli agenti atmosferici, avevano deteriorato soprattutto la componente pittorica. Ad occuparsi di riportare la Grande Croce al suo antico splendore è stato lo studente dell'Accademia di Belle Arti Daniele Muggia, sotto la supervisione della professoressa Grazia De Cesare (docente di Restauro di manufatti in materiali sintetici), la quale spiega così le diverse fasi che hanno caratterizzato le operazioni di restauro. «È stato interessante fare delle indagini scientifiche di caratterizzazione dei leganti - dice Grazia De Cesare - e scoprire che si trattava di una pittura alchidica; un materiale con scarsissima capacità di deformazione che sta bene su un supporto rigido». «Ma un supporto rigido - prosegue De Cesare - sarebbe stato più utile che fosse stato un multistrato, perché meno sensibile a livello termo-igrometrico. Invece è stato usato un legno massello, che si muove e si deforma con l'umidità, unito ad una pittura incapace di deformarsi». «Ecco - ancora parole della professoressa Grazia De Cesare - perché la pittura si rompe e si stacca. Nel passato hanno risarcito con manutenzioni continue questo manufatto, in particolare la superficie, che è quella che si danneggia, ridipingendola». «Il nostro restauro - spiega poi Grazia De Cesare - è stato non solo consolidare l'originale che ancora era presente in maniera massiccia, ma anche individuare ed eliminare le parti di ritocco e rimettere tutto insieme con un consolidamento, una stuccatura, dipintura e verniciatura fino alla fine». All'approssimarsi delle festività pasquali, e dell'edizione 2025 della processione del Venerdì Santo, L'Aquila si riappropria quindi di un simbolo parte di una tradizione importante e radicata. «Quello che resta - commenta ancora la professoressa Grazia De Cesare - è che un'opera di questo tipo rimane fragile, per costituzione materica, perché ormai vive da cinquant'anni e perché è stata restaurata più volte». «Quindi il suo valore simbolico rimane, importantissimo, e deve uscire in processione, ma immaginate che farlo se fa freddo o piove stresserà tantissimo il manufatto che ogni volta si danneggerà». «Per cui - conclude Grazia De Cesare - ogni volta ci vuole una immediata manutenzione e poi va conservato nel migliore dei modi per 364 giorni fino a poi quell'uscita memorabile che è imprescindibile». Il procedimento di restauro della Grande Croce, oltretutto, potrebbe avere una ulteriore importante appendice. Daniele Muggia, infatti, ha scritto la sua tesi di laurea proprio sui procedimenti di restauro della Grande Croce di Remo Brindisi, e l'auspicio del presidente dell'Accademia di Belle Arti dell'Aquila, Rinaldo Tordera, e del direttore del polo di alta formazione, Marco Brandizzi, è che questo lavoro di tesi possa essere pubblicato.