30 Marzo 2025
Con il dibattito politico abruzzese incentrato sulla sanità e le sue varie sfaccettature e problematiche, la Federazione sindacati industria, commercio e artigianato (Fesica-Confsal) è solo l’ultima in ordine di tempo ad intervenire su uno dei temi, ossia quello dell’internalizzazione dei precari della Asl1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila. Il sindacato autonomo, in particolare, si rivolge direttamente a Cgil, Cisl e Uil, chiedendo di unire le forze per internalizzare tutti i servizi al momento esternalizzati dell’azienda sanitaria aquilana, «magari iniziando – propone – con un presidio permanente davanti la sede del Consiglio regionale». A prendere la parola è il segretario regionale della Fesica-Confsal, Marcello Vivarelli: «Oggi Cgil, Cisl e Uil si mobilitano per i manutentori, per i cui stipendi la soluzione è nel capitolato d'appalto, – afferma – visto che è legittimo chiedere alla stazione appaltante, in questo caso la Asl1, di anticipare la somma, in modo da salvaguardare chi vive solo del proprio salario, ma non hanno ancora detto nulla sui lavoratori dei servizi amministrativi che non hanno superato la prova scritta del concorso pubblico per 53 posti da assistente amministrativo e che quindi possono davvero restare disoccupati». Da qui, come accennato, la richiesta alle tre sigle sindacali di attivare una mobilitazione costante e visibile, «non solo nei momenti di emergenza». «Quattro anni fa, ad esempio, - continua Vivarelli - il sottoscritto propose di unire le forze alla Cgil provinciale, ricevendo un secco 'no' con una motivazione a dir poco assurda, e cioè che l'internalizzazione sarebbe stata una 'porcata'. Peccato che una tale motivazione sia stata smentita dai vertici della Cgil in Puglia pochi giorni dopo». Vivarelli poi tira in ballo la Regione, il presidente Marco Marsilio e l’assessore alla Salute Nicoletta Verì in primis, chiedendo a loro e ai capigruppo in Consiglio regionale un intervento immediato per la costruzione di una società in house proprio per internalizzare i servizi, «per tutelare chi ha garantito per anni il funzionamento dei servizi amministrativi, pur in condizioni di precarietà e tramite cooperative sociali». «Parliamo di persone con dieci, quindici, ma anche vent'anni di servizio, tutti da precari. – dichiara - Oggi, a cinquanta o sessant'anni, rischiano di scivolare dalla precarietà alla disoccupazione solo perché non hanno superato una prova scritta». «Occorrono decisioni concrete. – la stoccata finale - L'internalizzazione è possibile, giusta e urgente. È una questione di rispetto per il lavoro svolto e di responsabilità verso chi ha garantito servizi essenziali con dedizione e competenza».