03 Aprile 2025
La Corte di Cassazione ha definitivamente chiuso la vicenda giudiziaria che vedeva contrapposti l'ex direttore generale della Asl di Pescara, Armando Mancini, e la Regione Abruzzo. Con questa sentenza, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso della Regione, confermando le sentenze di primo e secondo grado che avevano già dichiarato illegittima la rimozione di Mancini, avvenuta nel 2019. La Regione Abruzzo, dopo l'insediamento del centrodestra, aveva revocato l'incarico a Mancini, in carica dal 2016, accusandolo di non aver raggiunto gli obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi sanitari nel periodo 2017-2019. Accusa che l'ex direttore generale ha sempre respinto, contestando la legittimità del provvedimento. Il Tribunale di Pescara e la Corte d'Appello dell'Aquila avevano dato ragione a Mancini, riconoscendogli un risarcimento per gli emolumenti che avrebbe percepito se il suo contratto fosse giunto a scadenza naturale. Ora, la Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda, sottolineando le "incongruenze" e l'"oscurità" dei criteri utilizzati dalla Regione per valutare il mancato raggiungimento degli obiettivi. La sentenza della Cassazione, composta da 18 pagine, evidenzia come la Regione abbia utilizzato "un criterio del tutto oscuro ed indecifrabile", giungendo a "un risultato di dubbia attendibilità". Un duro colpo per la Regione Abruzzo, che dovrà ora risarcire l'ex direttore generale.